Pagina:Piccole storie del mondo grande - Alfredo Panzini - 1901.djvu/282

Da Wikisource.
270 la bicicletta di ninì

impedimenti di ogni genere da rotolare e fracassarsi macchina e gambe: chi li avrebbe potuti evitare? Ebbene no! Il lungo tunnel nero fu attraversato senza una scossa, in un lampo. Oh, la buona bicicletta!

Quando rientrò nella luce della luna trasse un respiro e cessò di premere il campanello che aveva disperatamente suonato per tutto quel tratto; cessò e volle per un momento rallentare la corsa: ma anche questa volta non vi riuscì perchè le ruote giravano da per sè.

E va! e va! I pensieri del giovanetto erano del resto confusi, perchè l'uno si formava appena che già un altro sopraggiungeva e lo scancellava e non ne poteva fermare alcuno e poi tutti parevano essere attaccati ad una ruota che girava, girava.

La nonna in letto, il babbo, il dottore, la commissione, il far presto, il non farsi male, si confondevano insieme: poi non incontrare nessun viandante, non un carro, non un uomo: poi il ricordarsi improvviso di un'osteria che a quell'ora dovea essere aperta e non averla vista: tutto passava e ritornava alla mente. Ma dove mai era andata a finire quell'osteria? Non c'era più? Queste sensazioni vaghe, ricorrenti, senza tregua, finirono per formarne