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282 la bicicletta di ninì

l'udisse, - ho avuto una gran paura anch'io. Non te l'ho mai detto, ma adesso te lo voglio raccontare, ad un patto però: che tu non fiati!

- Ti ha toccato il cane? - domandò con paurosa sollecitudine la nonna.

- No, ma io ho avuto paura lo stesso; e non l'ho, pensa, neppur visto, e se non fosse stato un maledetto cane piccolo che mi corse dietro, non mi sarebbe venuto nè anche alla mente e sarei passato davanti alla fornace senza accorgermi. Ma quando ho pensato al cane della fornace, è stato come se me lo fossi veduto addosso: non fui più buono di andare avanti, le gambe mi tremavano, vedeva tutto confuso e mi pareva di sentire il cane che ringhiava: “se passi ti mangio! se passi ti mangio!„

- E allora? - domandò la nonna.

- Allora non lo so nè anche io. Io volevo tornare indietro, ma avea una gran vergogna di confessare a voi altri d'aver avuto paura. E poi ho pensato che potevo dire una bugia: che mi si era sgonfiata una gomma, che mi si era storta una ruota. Ma tu capisci che non era vero. Vedila là! è possibile che si rompa?

- Va avanti, - disse la nonna.