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Pagina:Piceno Annonario ossia Gallia Senonia illustrata Antonio Brandimarte 1825.djvu/146

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e fu posto nella Cattedra di S. Pietro li 19. Maggio 1769. A lui succedettero i Pontefici Pio VI., e VII nativi di Cesena, che è limitrofa al Piceno Annonario, ed a questi Papa Leone XII felicemente regnante nativo della Genga. La sapienza di Dio ha disposto, che degli ultimi quattro Pontefici due fossero del Piceno Annonario, due altri di Cesena, che confina con esso: anzi secondo Procopio ancor Cesena a’ suoi tempi era portione del Piceno, come dissi nel Capitolo I.


CAPITOLO XII.


Sopra Sestia, Piro Filumeno,

ed altri luoghi littorali distrutti.


Dopo aver parlato delle Città del Piceno Annonario, che perirono, passerò a trattare di que’ fiumi, e piccoli luoghi tanto littorali, che mediterranei, che sono segnati nella Tavola Peutingeriana, negl’Itinerarii di Antonino, nell’itinerario Gerosolomitano, ed in in altri autori. Gran disgrazia, che questi belli monumenti dell’antica Geografia siano arrivati a noi sì colmi di errori per ignoranza de’ Copisti, e che tali rimangano tuttavia; non ostante, che uomini valenti si siano accinti a restituire loro l’antica lezione! Lo farò con brevità molta, perchè non si ha altronde notizia più precisa di essi, e solo ci rimase il loro nome nudo, e corrotto. Comincerò da quei luoghi, che dalla Tavola Peutingeriana sono posti vicino al mare, che s’incontravano nella via militare, e che eran luoghi o di pausa, o di fermata de’ Soldati. Avverto, che produrrò in caratteri corsivi i nomi di que’ fiumi, che in essa sono segnati con caratteri rossi.



    Uno di essi si disse Vicus Germalus. Presentemente presso Santarcangelo rimane un fondo chiamato Acerbolo, ove si ritrovano di tanto in tanto anticaglie di tutte le sorti. Con ragione si crede, che questa Terra vicina a Rimini fu il Vico Germolo, che fu poscia chiamata Acerbolo con nome corrotto. Nel Codice Bavaro si nomina Basilica S. Arcangeli fundata in loco, qui dicitur Acervulis. Veggansi le Memorie di b. Arcangelo stampate in Cesena nel 1817. e Monsig. Marino Marini negli Aneddoti etc. p. 149.