di se contrarie opinioni ne derivano. E noi altri
buoni pratici, che siamo per lo più di pelo
tondo, e senza dubbio la gente più goffa di
quanti professano arti liberali, non ce ne accorgiamo
nè punto, nè poco di questi malanni,
e molto meno sapremmo noi indovinare la
fonte, onde essi scaturiscano, non essendo usati
a portare tanto innanzi i nostri riflessi, spesa
avendo la maggior parte della vita nostra a
raccozzare solamente quello, che troviamo scritto
da altri, a misura de’ nostri bisogni, e secondo
l’esigenza delle cause, che abbiamo da patrocinare,
o da consultare, senza prenderci altramenti
verun pensiero, se quello che troviamo
stampato, sia cosa ragionevole, o no, di
che nulla ci cale, purchè faccia al proposito
nostro. Ecco pertanto il primo frutto, che si
ricava da questa bella raccolta delle Leggi Romane.
II. L’oscurità si è un altro vizio delle Leggi
di Giustiniano, da cui due grandissimi disordini
provengono, cioè l’uno, che Leggi tali,
delle quali non è certo il vero sentimento,
non sono punto acconcie a far la minima decisione,
o mettere stabilimento nissuno: L’altro
disordine si è, che volendo i Giuristi pur
cavare anche da Leggi tali qualche costrutto,
ognuno si mette a spiegarle a posta sua, per
la qual cagione una infinità d’incerte, e contrarie
opinioni, che con tanto pregiudizio del
pubblico bene regnano nei foro, sono nate,
e nasceranno ancora in avvenire, finchè queste
benedette Leggi avranno durata. E quì non
devesi mica credere, che solamente agli idioti,