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confusa, sentendo appressare vieppiù alla casa il coro delle divote e il rullo del tamburo.

— Io, tutte le domeniche, ho preso un numero per te. Oggi il cuore me lo diceva: Uscirà in sorte a Marta! E così è stato. Ho gettato un grido di contentezza così forte nella chiesa, che tutti si sono voltati. Ecco la Madonna che viene a visitarvi.... Eccola, eccola, Vergine santa!

Entrò nella stanza una commissione di fanciulle che avevan tutte sul seno una medaglina pendente da un nastro azzurro; entrò il sagrestano della chiesa con la Madonna di cera entro la campana di cristallo, che tra le grosse mani scabre e nere pareva anche più fragile. Per la scala rullava fragorosamente il tamburo.

Quelle fanciulle erano abituate a sorridere tutte a un modo, guardando e udendo le espressioni di giubilo con cui i divoti accoglievano la Madonnina: vedendo ora Marta rimaner seduta, pallida, stordita dalla commozione troppo forte per le sue deboli forze, rimasero dapprima un po’ sconcertate, poi le si appressarono e presero a parlarle, ripetendo ognuna le parole dell’altra: — “Adesso sarebbe guarita, certo.... La Madonna.... La visita della Madonna.... Via, medici, medicamenti....„

Il rullo del tamburo era intanto cessato: la signora Ajala aveva regalato qualche soldo al