Pagina:Pirandello - Quaderni di Serafino Gubbio operatore, Firenze, Bemporad, 1925.djvu/160

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due rôchi latrati. Al rumore non ha abbajato; ma ha sentito ch’io mi son fermato un momento; ha sentito arrivare il mio pensiero alla cameretta della sua padroncina, e ha abbajato.

Eccomi nella mia nuova stanza. Ma non doveva esser questa. Quando sono venuto a portare le mie robe, Cavalena, davvero lietissimo d’avermi in casa, non solo per la viva simpatia e la grande confidenza che gli ho subito ispirato, ma forse anche perchè spera più facile per mio mezzo l’entratura alla Kosmograph, m’aveva assegnato l’altra stanza, più larga, più comoda, meglio addobbata.

Certo, nè lui nè la signora Nene han voluto e disposto il cambiamento. L’avrà voluto la signorina Luisetta, che con tanta attenzione e tanto sbigottimento questa mattina, andando via dalla Kosmograph, ascoltò in vettura il mio sommario ragguaglio sui casi del Nuti. Sì, è stata lei, senza dubbio. Me l’hanno or ora confermato quelle sue scarpette davanti all’uscio, su la guida del corridojo.

Ne provo dispiacere, non per altro, ma per questo: che lo stesso, se questa mattina mi avessero fatto vedere tutt’e due le stanze, avrei lasciato quella per il Nuti, e avrei scelta questa per me. La signorina Luisetta l’ha indovinato così bene, che senza dirmene nulla ha tolto di là le mie robe e le ha passate qui. Certamente, se ella non l’avesse fatto, avrei provato dispiacere vedendo alloggiato qui, in questa stanza più piccola e meno comoda, il Nuti. Ma debbo pensare che ella ha voluto risparmiarmi questo dispiacere? Non posso. L’aver fatto lei, senza dirmene nulla, quel