Pagina:Pirandello - Quaderni di Serafino Gubbio operatore, Firenze, Bemporad, 1925.djvu/43

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volle significare che — morto il figliuolo — lì, di vivi, non restava più nessuno!

La morte ritornò poco dopo.

C’era una viva, che perdutamente ogni notte la invocava: la nuora vedova, che, appena morto il marito, si sentì come staccata dalla famiglia, straniera nella casa.

Così, i due piccini orfani: Lidia, la maggiore di appena cinque anni, e Giorgetto di tre, restarono del tutto affidati ai due nonni non ancora tanto vecchi.

Riprendere daccapo la vita, quando già comincia a mancare, e ritrovare in sè le prime maraviglie dell’infanzia; ricomporre attorno a due rosei bimbi gli affetti più ingenui, i sogni più adatti, e ricacciare come importuna e fastidiosa l’esperienza, che di tratto in tratto sporge il viso di vecchia appassita per dire, ammiccando dietro gli occhiali: avverrà questo, avverrà quest’altro, quando ancora non è avvenuto niente, ed è così bello che non sia avvenuto niente; e fare e pensare e dire, come se veramente non si sapesse altro, fuor di quello che per ora sanno i due piccini che non sanno nulla: fare come se le cose non fossero riviste in un ritorno, ma con gli occhi di chi va innanzi per la prima volta e per la prima volta vede e sente: questo miracolo operarono nonno Carlo e nonna Rosa; fecero cioè per i due piccini assai più di quel che avrebbero fatto il padre e la madre, i quali, se fossero vissuti, giovani com’erano entrambi, avrebbero pur voluto godersi la vita ancora un po’ per sè. Nè il non averne più da godere per loro rese più facile il compito ai due vecchi, perchè