Pagina:Pirandello - Quaderni di Serafino Gubbio operatore, Firenze, Bemporad, 1925.djvu/44

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ai vecchi si sa che è grave il peso d’ogni cosa, che non abbia più nè senso nè valore per essi.

I due nonni accettarono quel senso e quel valore, che i due nipotini a mano a mano, crescendo, cominciarono a dare alle cose, e tutto il mondo si ricolorì di giovinezza per loro e la vita riebbe candore e freschezza d’ingenuità. Ma che potevano sapere del mondo tanto grande, della vita tanto diversa, che s’agitava fuori, lontano, quei due giovinetti nati e cresciuti nella casa di campagna? I vecchi, quel mondo e quella vita, li avevano dimenticati, tutto per essi era ridiventato nuovo, il cielo, la campagna, il canto degli uccelli, il sapor delle vivande. Di là dal cancello, non c’era più vita. La vita partiva di qua e nuova s’irraggiava tutt’intorno; e niente s’immaginavano i vecchi che potesse venirne da fuori; e anche la morte, anche la morte avevano quasi dimenticata, che pure già due volte era venuta.

Ebbene, pazienza, la morte, a cui nessuna casa, per quanto lontana e nascosta, può restare ignota! Ma come mai, partita da mille e mille miglia lontano, sospinta, o trascinata, sbattuta qua e là dal turbine di tante vicende misteriose, potè trovar la via di quella casetta schiva, lì rannicchiata dietro il poggio verde, una donna, a cui la pace e gli affetti, che quivi regnavano, dovevano essere, nonchè incomprensibili, ma neppur concepibili?

Io non ho le tracce, nè forse le ha nessuno, del cammino seguìto da questa donna per arrivare alla dolce casetta di campagna, presso Sorrento.

Lì, proprio lì, davanti al pilastrino del cancello, da cui nonno Carlo da gran tempo aveva fatto