Pagina:Pirandello - Uno nessuno e centomila, Milano, Mondadori, 1936.djvu/167

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la banca, tu. Ma tocca a me poi, fuori, a sentirmi dare dell’usurajo! —

A questa uscita inattesa Quantorzo balzò in piedi a sua volta, come se avessi detto la più fiera delle bestemmie o la più madornale delle bestialità; e, fingendo di scapparsene: — Uh, Dio benedetto! — esclamò con le braccia levate; e, di nuovo: — Uh, Dio benedetto! — ritornando indietro, con la testa tra le mani e guardando mia moglie, come per dirle: “Ma sente, ma sente che bambinate? E io che supponevo che avesse da dirmi una cosa seria!„. M’afferrò per le braccia, forse per scuotermi dallo sbalordimento che a mia volta m’aveva cagionato istintivamente quella sua mimica furiosa e mi gridò:

— Ma ti dai sul serio pensiero di questo? Eh via! eh via! —

E per prendersi la rivincita m’additò in prova a mia moglie che rideva, ah rideva, si buttava via dalle risa, certo per quello che avevo detto, ma fors’anche per l’effetto di quelle mie parole su Quantorzo, non che per lo sbalordimento che n’era seguito in me e che senza dubbio ridestava in lei finalmente la più lampante immagine della nota e cara sciocchezza del suo Gengè. —

Ebbene, da quella risata mi sentii ferire all’improvviso come non mi sarei mai aspettato che potesse accadermi in quel momento, nell’animo con cui un po’ m’ero messo e un po’ lasciato andare a quella discussione: ferire addentro in un punto vivo di me che non avrei saputo dire nè che nè dove fosse; tanto finora