Pagina:Pirandello - Uno nessuno e centomila, Milano, Mondadori, 1936.djvu/48

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soldo per essa, mentre voi non la vendereste per tutto l’oro del mondo; lo credo bene. Chi la vede, intanto, nella vostra stanza così ben mobigliata, certo, non sapendo, si domanda con maraviglia come la possiate tenere qua, vecchia scolorita e strappata com’è.

Queste sono le vostre seggiole. E questo è un tavolino, che più tavolino di così non potrebbe essere. Quella è una finestra che dà sul giardino. E là fuori, quei pini, quei cipressi.

Lo so. Ore deliziose passate in questa stanza che vi par tanto bella, con quei cipressi che si vedono là. Ma per essa intanto vi siete guastato con l’amico che prima veniva a visitarvi quasi ogni giorno e ora non solo non viene più ma va dicendo a tutti che siete pazzo, proprio pazzo ad abitare in una casa come questa.

— Con tutti quei cipressi lì davanti in fila, — va dicendo. — Signori miei, più di venti cipressi, che pare un camposanto. —

Non se ne sa dar pace.

Voi socchiudete gli occhi; vi stringete nelle spalle; sospirate:

— Gusti! —

Perchè vi pare che sia propriamente questione di gusti, o d’opinioni, o d’abitudine; e non dubitate minimamente della realtà delle care cose, quale con piacere ora la vedete e la toccate.

Andate via da codesta casa; ripassate fra tre o quattr’anni a rivederla con un altro animo da questo d’oggi; vedrete che ne sarà più di codesta cara realtà.