Pagina:Pisacane - Saggio sulla rivoluzione.djvu/144

Da Wikisource.

— 128 —


9.° Qualunque nucleo di cittadini i quali sieno dalla società destinati a compiere una speciale missione, hanno il diritto di distribuirsi eglino medesimi le varie funzioni, ed eleggersi i proprii capi. Finalmente l’uomo, facendo parte di una società, è immedesimato con essa; e questa società proponendosi come fine principale non solo di guarentire, ma di ampliare quanto più sia possibile la libertà ed indipendenza individuale, ed ogni offesa di individuo riducendosi alla violazione di questi due attributi, ne segue che le offese private debbono tutte considerarsi come offese pubbliche; ogni misfatto, ogni delitto, ogni errore offende direttamente l’intera società, la quale giusta il tacito patto che ha con ognuno de’ suoi membri, ha il dovere di vendicare l’offeso, e con l’esempio contenere i male-intenzionati; e questo dovere della società, per la natura medesima dell’uomo, portato a vendicare altrui a tutela di sè medesimo, diventa, come dice Romagnosi, controspinta, ma non già criminosa; imperocchè l’urtato ha il diritto di riurtare, ed il riurto risulta, evitando la riproduzione del delitto utile. Se poi ci faremo a considerare come ogni delitto trovi la cagione promotrice negli ordini sociali, nell’indole dell’individuo, dovremo conchiuderne che il patto sociale debba esser volto a rimuovere le cagioni del delinquere ed all’educazione dei colpevoli, onde non venga distrutto dalla società medesima uno de’ suoi membri.

Egli è indubitato che le leggi scritte, invariabili, fra il continuo mutar dei tempi e dei costumi riescono, in alcune epoche, soverchiamente rigide, e troppo forte il loro contrasto con la pubblica opinione; quindi l’utile della giurisprudenza, che cerca rammorbidirle ed adottarle ai tempi. Ma se riesce soverchiamente duro il non lasciare al giudice altra facoltà, se non quella di pronunciare la sua sentenza, dietro il sillogismo