Pagina:Platone - Fedro, Dalbono, 1869.djvu/18

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schiettamente, al tuo parlare che fai, tu mi rassomigli proprio ad un forestiere che sia condotto attorno e che non sia del paese, tanto mostri di non essere uscito mai dalla città per lo straniero, e neppure uscito niente fuori le mura.

Socr. Perdonami, eccellente amico, perchè io sono un uomo desideroso d’imparare, e ti so dire che le campagne e gli alberi non sono buoni ad insegnarmi nessuna cosa, ma sibbene gli uomini che dimorano in città. Pure, a dirti il vero, mi sembra che tu abbia trovato l’espediente per farmi uscire; perchè come quelli che menano le agnelle assetate vanno innanzi con qualche ramo o frutto, così tu sporgendo a me i discorsi che stanno ne’ libri, sapresti menarmi attorno per tutta l’Attica e dovunque ti piacesse. Or ecco che, essendo giunti qui, a me piace distendermi, e tu, in quel modo che ti pare più comodo a leggere, prendi e leggi.

Fed. Ascolta dunque.

«Ecco che tu sei informato de’fatti miei, ed hai udito quali cose praticando io creda che ne debba venir bene ad entrambi noi. Io credo che tu non mi debba ricusare ciò ch’io ti domando, assegnandomi per tua ragione che io non sono tuo amante: perchè gli amanti, quando il loro desiderio è venuto a mancare, si pentono ordinariamente di ciò che hanno fatto; ma gli