Pagina:Platone - Fedro, Dalbono, 1869.djvu/45

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si deve compiacere piuttosto all’uomo amante, che al non amante.

Fed. Ma sappi pure che così dovrà essere, perchè, pronunziando tu un discorso in lode di chi è innamorato, sarà al tutto necessario che Lisia sia costretto per amor mio a scrivere ancor egli un discorso intorno all’argomento.

Socr. Io così credo, se tu sei quel Fedro che sei.

Fed. Parla dunque con coraggio.

Socr. Ma dov’è mai quel giovinetto al quale io parlava? affinch’egli oda ancor questo, e non udendo, non avvenga poi ch’egli si getti a compiacere dii non gli è amante.

Fed. Costui ti sta sempre assai vicino, e quando tu vuoi.

Socr. Sicché dunque, o bel fanciullo, figurati che il discorso di prima era di Fedro figlio di Pitocleo nativo di Mirrino; quello che io farò è di Stesicoro d’Imera, figlio di Eufemo, e sarà in questo modo.

«Non dice il vero quel discorso il quale dice che avendo un amante, si ha da compiacere piuttosto al non amante, per la ragione che quello è in istato di furore e questo di senno; mentre ciò sarebbe stato ben detto, se il furore fosse assolutamente un male.

Ma vedi che i più grandi beni ci avvengono per quel furore che ci è conceduto come un dono divino, essen-