Pagina:Platone - Fedro, Dalbono, 1869.djvu/92

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Fed. E qual è la seconda cosa che tu dici, o Socrate?

Socr. É quella di poter suddividere nuovamente l'argomento secondo la sua natura, a modo di membra naturalmente articolate, ma studiando di non sfragellare nessun membro, come farebbe un cattivo cuoco. E come i due discorsi di poco fa hanno rappresentato sotto una sola specie comune una stoltezza della mente, e come in un corpo solo sono due parti che avendo pure un nome comune, l'una è chiamata destra e l'altra sinistra; così questo furore o delirio, uno per sua natura, ci ha dato occasione a un doppio discorso. L'un d'essi, pigliando il lato sinistro, non fece ritorno nuovamente indietro, prima che non avesse incontrato una specie di amore detto sinistro che giustamente ricoperse d'ingiurie; ma l'altro discorso guidandoci verso la destra parte di questo furore, incontrò un amore che somiglia a quello di nome, ma ch'è cosa divina, e lo ha messo in mostra e predicato, come origine delle nostre più grandi beatitudini.

Fed. Tu dici verissimo.

Socr. E certamente, o Fedro, che io pure sono amante di queste maniere di distinguere e rannodare, per le quali si diventa abile a parlare e pensare, e se mi par di vedere alcuno che sia valente nel discer-