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del turbine. Man mano le pareti dell’imbuto infernale perdettero quell’eccessivo loro sdrucciolo, e grado a grado i lor giri scemarono di velocità e forza; e andate bel bello in dileguo la schiuma e l’arcobaleno, il fondo del baratro parve lentamente sollevarsi.
Splendido il cielo e calmo era il vento, e la luna piena superbamente calava a ponente, quando mi trovai alla superficie dell’oceano, proprio in vista della costa di Lofoden, in su lo spazio dove, poco fa era stato il vortice del Moskoe-Strom. Era l’ora della bonaccia temporanea, ma il mare per effetto della tempesta continuava a sollevarsi in ondate grosse e distese. Venni violentemente spinto nel canale dello Strom, e pochi minuti dopo gittato sulla spiaggia, nella pescheria; dove, rifinito di stenti e d’affanno, fui raccolto da un battello: se non che or ch’era passato il pericolo, l’orrore di tante cose viste e sofferte aveami reso muto. Coloro che mi trassero a bordo eran tutti vecchi miei camerata di mare, miei compagni di tutti i giorni; ma essi non riconobbermi, altrimenti che s’io fossi stato un viaggiatore ritornato dal mondo degli spiriti.
I miei capelli, neri il giorno prima, neri com’ala di corvo, s’eran fatti bianchi, perfettamente bianchi come vedete; e mi dissero che tutta l’espression della mia fisionomia s’era cangiata. Io narrai loro la mia storia, ed essi non la vollero credere. Ora io l’ho raccontata a voi e mi lusingo che voi le darete più fede di que’ miei increduli e bajoni pescatori di Lofoden.