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Pagina:Poemetti italiani, vol. I.djvu/144

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     Or così intorno al monte cavalcando;
M’apparse a un trano un’ombra, una figura
Di non so che composta, e non so quando;
     La qual per invisibile fissura
M’entrò nel capo, i Medici m’han detto,
Ch’ella è di sottilissima natura.
     Che non dorme, non mangia, e non ha tetto
Se non dentro a certe umide membrane,
Di qualche gentilissimo intelletto.
     E che move i fantasmi, e cose strane
Le appresenta in un trano, e non vien meno
La sera a ritrovarci, che la mane.
     Tutte di grilli, e di chimere ha pieno
Il manto, non già d’oro, o filaticcio,
Ma d’un sottile, e subito baleno.
     Or mentre di stupor tutto m’arriccio;
Non temer (sento dirmi) anzi abbi caro,
Ch’io mi ti scopra; io son il tuo Capriccio;
     Che se non sei lunatico scolaro,
M’offro guidarti per vie chiare, e come,
A veder quel dottissimo somaro.
     Quel poledro elegante, che sul monte
Del vicino Elicona ebbe ardimento
Cavar col piè la favolosa fonte.
     Pur che tu mostri con qualche argomento,
Ch’oltre che ’l tuo gran Medici con grato
Parlar, ti s’abbia offerto in ogni evento,