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Pagina:Poemetti italiani, vol. I.djvu/159

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     Nè al mio parer portava altro vestito,
Fuor che una trippa cotta per pellicia,
Che per tutto colava di condito.
     Or mentre ognun l’è intorno, ognun l’impiccia
Sol per gratificarla, e fin il Lasca
Le avea cotto un buon palmo di salsiccia.
     Fate (il Berna gridò) fate, che pasca
Questa novella pecora ancor essa.
E dateli del vin de la mia fiasca.
     Appena fu tal commissione espressa,
Che gli stivali mi furno cavati,
E la merenda ad ordine fu messa.
     Cardi con pepe, e sal, molto lodati,
E peducci, e finocchi, e gelatina,
E ghiozzi a la lombarda avantaggiati.
     Meco si pose a tavola in dozzina
Certo Messer Onesto Bolognese
Ma in ver sempre adoprò la forcellina.
     Grata la ciera, e grasse eran le spese
Di quei Poeti, e le minestre calde
Profumavan là su tutto ’l paese.
     Ove fra l’altre buone teste, e salde
Conobbi Farinaia de gli Uberti
Intorno al foco, ch’intridea le cialde.
     Talor mangiando, io riguardava certi
Per la stanza secreti ripostigli,
Come chi per mirar tien gl’occhi aperti.