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Pagina:Poemetti italiani, vol. I.djvu/160

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     E vidi ove si tengono i cottigli,
Io dico a canto al foco, e non dinanzi,
O dietro, com’alcun par che la pigli.
     Vidi (dico) una pigna con gli avanzi
D’un solutivo, e morbido cristierii,
Che ’l Bembo s’avea fatto il giorno innanzi.
     Ch’eran serbati a posta co’ bicchieri,
Però che molti per la via del pane,
Se gl’inghiottiva giù più volontieri;
     Ne gli avevano a ber le genti strane,
Ma i nostri stiticucci, che non ponno
Patir due voci, che non fian Toscane.
     O benedetto Archimandrita, o Donno
De le rime, diss’io, che almen le mosche
Non t’annoian giammai, se ti vien sonno.
     Io mi stupia fra quelle genti fosche
Di non veder alcuna faccia grave,
Di quei gran padri de le Muse Tosche,
     Quando Sennuccio con parlar soave
Mi venne a domandar da parte loro,
Se cosa avea da metter in Conclave.
     Perch’era chiuso un certo concistoro
A negoziar d’intorno a una corona,
Non so ben se d’Elleboro, o d’alloro.
     E che visto gli avria tra vespro, e nona,
E nel giardin poteva andar fra tanto,
Perchè ’l Guardiano era gentil persona.