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Pagina:Poemetti italiani, vol. I.djvu/167

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     Servandosi però quel novo editto
Mandato dal gran Duca di Toscana,
E di man di sua Altezza sottoscritto,
     Non è quella Sapienza assai lontana
Da questa regia casa, e da più bande
Vi si può gir, che c’è la strada piana.
     Dove fra le reliquie memorande
Ancor la libraria si serva, e tiene,
Che già fu di Lorenzo, e Cosimo il grande.
     L’editto poscia intesi, che contiene,
Che ne la petizion di quell’uffizio
Non entri chi non è ver uom da bene.
     E se non è bollato per giudizio
Del Barga, oggi scrittor famoso e degno,
Col marchio del poetico esercizio,
     Che ne la fronte altrui faceva un segno
Di tre M. infra lor tutti puntati,
Caratter novo, e cifera d’ingegno.
     A me furo in latino interpretati,
Che volea dir, com’è l’effetto istesso,
Medici de le Muse Mecenati.
     Basta che non mi fu quel dì concesso
Veder le Ninfe dentr’ai lor ridutti,
Ch’eran discese al fiume di Permesso,
     Sol per lavar tra quei correnti flutti
De’ succidi poeti le camise,
Oltra gli altri infiniti panni brutti,