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Pagina:Poemetti italiani, vol. I.djvu/196

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Ove oggi ancor di tua virtù primiera
L’orme cerchiamo ah! troppo lunge noi
Da quell’orme obbliate in sen degli anni:
Essi ne dican come
Non di vallo espugnato,
O sbaragliata schiera
Sanguinosa corona al fortunato
Crin s’avvolgea soltanto:
Ma come ancor sulle patrizie chiome
Al trionfale alloro
Mista la cittadina
Quercia godea far alle madri fede
Di qual prezzo era a Roma il sangue loro,
Gloria maggior, che non foss’anche il vanto
Di sconfitta falange, o muro infranto.
     Forte così ciascuno
Della forza di tutti,
Qual da minutti flutti
Un su l’alro poggiando alto s’estolle
Mostruosa procella,
Che più d’un lido; e più d’un ciel flagella
Dalle Romulee zolle
Vide Italia stupita, e ’l mondo poi
Sorgere in breve etate
L’imperiosa mole
Ch’Istro, e Tago potè, Reno, ed Eufrate
Adombrar ad un tempo, e spettatore