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Pagina:Poemetti italiani, vol. I.djvu/199

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Scoppia da ben due secoli agitata
Alemagna non anco in se ben ferma,
A quasi stabil vanto
Ebber su l’orme dell’audacia innata
Non disgiunti seguir Marte, e Vittoria,
Fra quanti mai di gloria
Furo entro ’l tempio accolti
Grandi essi tutti, e molti,
O per sommo tra l’armi ardor tremendo»,
O per chiare non meno opre di pace,
Tutti costui nel fatal punto audace,
Tutti, oso dir, li superò morendo.
     Urti d’onde, e furor non più veduti,
Di valli, e campi, e mura
Fluttuanti ruine, uomini, e bruti
Semivivi, ed esangui, e d’ogni sorta
Traccie di morte, e di squallor, qual nero
Imaginar entro il mio cor ridesta!
Ira fosse di numi, o di natura,
Necessitade, effetto
Ben grave ohimè! quanto la causa oscura;
Non certo è mio pensiero
Dir siccome oltre ogni memoria antica
Gonfia di sciolte nevi
Roco-muggendo dai materni gioghi
Precipitasse l’Odera improvvisa:
Nè dirò pur come nel ratto corso