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Pagina:Poemetti italiani, vol. I.djvu/200

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Di sfortunato Borgo
Parte seco traendo, altra divisa
Dal vicin suolo entro il fremente gorgo
Chiusa tenesse ad ogni uman soccorso:
Fresca è la piaga, e ’l sangue ancor ne cola,
Sì che fremendo il cor, la man s’arretra:
E basta ben, che a funestar mia cetra
Venga una morte sola:
Sola sì, ma d’orrore, e di spavento
A cento morti, e cento
Pari sol essa; inconsolabil morte,
Se del maggior suo tutto
Lustro quant’è gloria coprendo il lutto
D’invidiabil sorte
Resa piuttosto oggetto
Non avesse la tomba, ov’egli giace:
Dicalo chi nel petto
Sentesi un cuor d’alta virtù capace.
     Ben qualunque di voi, figlie canore
Di quell’alta armonia, di cui non vana
Ombra già fu, non favoloso errore
Quell’aura un dì, ch’oltre ogni meta umana
Sulle Beozie rive
Alzava il genio dell’Eleo Cantore
Sì di voi, o qualunque Eteree Dive
Stil più robusto impugna,
Qual più forte ragiona, e forte scrive,