Pagina:Poemetti italiani, vol. III.djvu/31

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II.


     Se per cercar talor piccola lepre
Uom va più miglia al freddo, all’acqua, al vento,
E guata e scuote ogni solchetto, e vepre:
     Per trovar il miglior d’un elemento,
Non vi gravi il seguirmi per via lunga;
E un dì sudar per riposar poi cento.
     Benchè vi paia spron, che poco giunga,
Il doversi spiar come sian fatti
Quei, che limite o siepe a noi congiunga:
     E benchè esaminar degli altrui fatti
Impaccio sia, che rado utile apporti,
S’uom di servigio, o matrimon non tratti;
     Nessun potria pensar quel che gli importi
L’aver, se prima non ne viene a prova,
Buoni vicini o rei, debili, o forti.
     Il reo vicin mi nuoce, il buon mi giova;
Col povero ho speranza d’allargarme,
E ’l ricco fa, ch’uom passo non si mova.
     Se ’l poder compro per talor quetarme,
Se ho mal vicino, a capo, al letto, al fianco
La notte, e ’l dì convienmi tener l’arme.
     Sia fertil quanto uom vuol; se a destro o manco
Qualche Autolico stammi, o qualche Cacco,
Ne vale il mio poder la metà manco.