Pagina:Poemetti italiani, vol. X.djvu/118

Da Wikisource.

In cotal guisa la feconda Madre
Delle divine imagini sublimi
Dell’umano Teatro i varj eventi
Che sull’Aonie tele un di ritrasse,
Quegli ch’ebbe a suo senno in man le chiavi
Della pietade, del terror, del dolce
E simpatico pianto a me facea
Scorrer rapidamente agli occhi avante.
Tal fra le pompe di notturna scena
Muovon le pinte imitatrici tele,
E su i lubrici solchi sdrucciolando,
Ognor cambiano aspetto; ora verdeggia
Antica selva, ove i spumanti flutti
Ondeggiavan del mare, or la dorata
Stanza regal si cangia in carcer nero.
Mentre cost la Dea con picciol cenno
Volgea ’l mio core in questa parte, e in quella,
Udir mi parve di percosse cetre
E di canore voci un misto suono.
Rividi allor la Tomba, in cui feria
Un’aurea luce, che indorava il volto
Al sublime Cantore, e ognor più viva
Crescendo entro del liquido sereno
Giorno a giorno pareva essere aggiunto.
Donde il raggio venia rivolsi il guardo,
E muover vidi ver la sacra Tomba
Lucido cocchio, che di gemme e d’oro