Pagina:Poemetti italiani, vol. X.djvu/122

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Onde i tuoi carmi, onde il femineo Sesso,
Onde la Patria tua sarà più bella
Di gloriosa luce, e qui distesa
La man divina d’appellare in atto;
Vieni soggiunse, illustre Donna, onore
Del debol Sesso, invidia del più forte,
E lo scritto immortal, per cui superbo
Sen va il Tamigi, al tuo diletto Vate
Offri in tributo, Allor muovere io vidi
Venerabile in vista eccelsa Donna;
L’aria del volto, il portamento, e gli atti
Spiravan maestà, senno, dolcezza;
E quell’aura divina che la parte
Miglior di noi suole animar, ch’è madre
Dell’arti belle, trasparìa nel volto:
Aureo volume in man tenea, che in atto
Modesto e riverente, alla grand’Ombra
Offrì col capo, e col ginocchio chino.
     Questa, Febo riprese, i più ridenti
Fior di Elicona intrecciar seppe a quella,
Che sul Portico un dì d’Atene ai dotti
Figli velò la venerabil fronte
Pacifica, e al Saper sacrata fronda;
E di Filosofia l’inculto, e rozzo
Manto adornò de’ più galanti fregi,
Mentre le Grazie la maestra mano
Le guidavano a gara; ella di Pindo