Pagina:Poemi (Esiodo).djvu/11

Da Wikisource.

PREFAZIONE xi

magineremo che la città potesse risorgere e rifiorire; e dopo la guerra di Troia comincia la generale decadenza achea, alla quale Tebe non poté certo sottrarsi. In realtà, dopo il sacco degli epigoni, la città di Cadmo cessò di contare nel mondo acheo.



Ma, appena varcato il famoso Medio Evo ellenico (seguitiamo a chiamarlo cosí, tanto per intenderci), troviamo proprio qui, su questa terra già affaticata da tante gloriose ed orride vicende, i primi germi della nuova poesia d’Ellade. Troviamo i poemetti che vanno sotto il nome di Esiodo, e che sono, precisamente, i seguenti:

La Teogonia. - Un tentativo di ridurre a sistema organico l’infinita moltitudine di creature divine o comunque demoniache, che costituivano il patrimonio mitico-religioso degli Elleni.

Le Opere e i Giorni. - Una raccolta di precetti etici e pratici, intercalati di una favola e di brani mitici abbastanza lunghi. In essa fanno corpo tre brani di evidente serrata omogeneità, uno, il piú lungo, sul lavoro dei campi, uno su la navigazione, un terzo sui giorni fausti ed infausti.

Lo Scudo d’Ercole. - Un brano di vera e propria epica, nella quale una lunga descrizione dello scudo dell’eroe è inquadrata nel racconto della lotta fra lui e Cigno spalleggiato da Marte.

Oltre a queste opere, che sono giunte sino a noi, se non integre, almeno, presumibilmente, quali le conobbe il mondo classico, altre ne furono dagli antichi attribuite ad Esiodo. E cioè:

Le Eoe, o Catalogo delle Donne. - Era un elenco delle donne mortali, che, unite d’amore con qualche Nume,