Pagina:Poesie (Carducci).djvu/339

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levia gravia 313

Angela venne de la terza spera
100Qui dove l’aer verna, e chiuse il volo:
Poi, tutta accesa in quella luce mera
Che arde là sovra del nostro polo,
In vista umana patía noia e duolo
Conversando tra noi quest’angeletta.

105Ove spirava l’aüra gentile,
Súbito amore possedea quel loco:
Ivi ridea novellamente aprile
E vampava ne l’aere un dolce foco:
Ma distringeva i cuori a poco a poco
110Quasi una pena, e dolce era la stretta.

Ognun diceva — Ov’ella gli occhi gira,
Ed ivi tosto ogni virtú è fiorita,
Cade ogni mal volere e fugge l’ira,
E dolce s’incomincia a far la vita:
115A lei d’intorno a gran diletto unita
La gente per valer sua voce aspetta. —

A piú alto sperar n’era argomento
Il riso bel ch’io non saprei ridire.
Io conto il ver: la voce era un concento
120Di lontane armonie, di strane lire,
E retro la memoria facea gire
Ad una vita che ne fu disdetta.