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224 LA FERONIADE

     Tal di Feronia la beltà crescea.
     Era diletto suo di peregrine
     Piante e di fiori in suolo estranio nati
     55L’odorosa educar dolce famiglia1,
     Propagarne le stirpi, e cittadina
     Dell’ausonio terren farne la prole.
     Sotto la mano della pia cultrice
     Ricevean nuove leggi e nuova vita
     60Le selvatiche madri2, e, il fero ingegno
     Mansüefatto e il barbaro costume,
     Del ciel cangiato si godean superbe.
     Ed essa la gentil ninfa sagace
     Con lungo studio e pazïente cura
     65I tenerelli parti ne nudría,
     Castigando i ritrosi, e a culto onesto
     Traducendo i malnati. Essa il rigoglio
     Ne correggeva ed il non casto istinto,
     Essa gli odii segreti e i morbi e i sonni
     70E gli amor ne curava e i maritaggi,
     Securo a tutti procacciando il seggio,
     E salubri ruscelli ed aure amiche;
     Né vïolarli ardía co’ morsi acuti
     D’Orizia il rapitor3, che irato altrove
     75Volgea le furie, e con le forti penne
     L’antiche flagellava áppule4 selve,
     O di Lucrino5 i risonanti lidi.
Ma chi potría di tutti a parte a parte
     Il sesso riferir, la patria, il nome?



52-3. Di Feronia cosí fresca ed intatta Risplendea la beltà. Detta l’avresti Non Drïade o Napea, ma la medesma Alma Ciprigna verginella ancora. Era diletto suo

57. Dell’italo terren

63-4. Ed essa la gentil ninfa con lungo Studio ed affetto e pazïente cura

72-3. E limpidi ruscei che per erbosi Bei sentieri fuggendo e in dolce suono Mormorando correan con fresco piede A dissetargli nell’estiva arsura: Né vïolarli

76. áppule quercie

    verni flores.

  1. Era diletto ecc. ecc.: «Sono pittura incomparabile tutte quelle (parti) dove si descrivono fatti idillici e gli aspetti della natura e in specie della bella natura.... Buona parte del primo canto è una georgica addirittura: georgica di singolar pregio, perché quasi personificata in una bellissima creatura, la quale, senza sentirsele dire da un poeta pedagogo, e senza recitarlo essa stessa, applicava le regole della coltivazione». Zumb. p. 217.
  2. Le selvatiche madri: le erbe selvatiche, personificate, tanto che si dà loro fero ingegno e barbaro costume.
  3. D'Orizia il rapitor: cfr. la nota al v. 85, p. 33.
  4. áppule: dell'Apuglia.
  5. di Lucrino: del lago Lucrino, vicino al golfo di Baia, che aveva un molo (fattovi costruire per render più facile la pescagione in esso lago), contre il quale picchiavano rumorosamente i