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Pagina:Poesie (Monti).djvu/69

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CANTO PRIMO 53

Sí che l’alta vendetta è già matura1,
     35Che2 fa dolce di Dio nel suo segreto
     L’ira ond’è colma la fatal misura.
Cosí parlava; e riverente e cheto
     Abbassò l’altro le pupille, e disse:
     Giusto3 e mite, o Signor, è il tuo decreto.
40Poscia4 l’ultimo sguardo al corpo affisse
     Già suo consorte in vita, a cui le vene
     Sdegno di zelo e di ragion trafisse5;
Dormi in pace6, dicendo, o di mie pene
     Caro compagno, infin che del gran die7
     45L’orrido squillo a risvegliar ti viene.
Lieve intanto la terra8 e dolci e pie
     Ti sian l’aure e le piogge, e a te non dica
     Parole il passeggier9 scortesi e rie.
Oltra il rogo10 non vive ira nemica,
     50E nell’ospite suolo11, ov’io ti lasso,
     Giuste son l’alme, e la pietade è antica12.
Torse, ciò detto, sospirando il passo
     Quella mest’ombra, e alla sua scorta dietro
     Con volto s’avviò pensoso e basso13;
55Di ritroso fanciul tenendo il metro14,
     Quando la madre a’ suoi trastulli il fura,
     Che il piè va lento innanzi e l’occhio indietro15.
Già16 di sua veste rugiadosa e scura

    fetto.

  1. matura: vicina a scoppiare.
  2. Che ecc.: la quale, nascosta nel segreto de’ giudizi di Dio, raddolcisce la giusta ira di lui colla certezza che il peccato verrà punito. Dante Purg. xx, 94: «O Signor mio, quando sarò io lieto A veder la vendetta, che nascosa Fa dolce l’ira tua nel tuo segreto?»
  3. Giusto ecc.: Salmi CXVIII, 137: «Giusto se’ tu, o Signore, e retti sono i tuoi giudizi».
  4. Poscia ecc.: Varano Vis. V, 541: «La sciolta accompagnaro (gli Angeli) alma immortale, Che dall’aurata nube, in cui si chiuse, Diè un guardo e dir addio parve al suo frale».
  5. di zelo ecc.: mosso da fervore religioso e da ragione. Ma fu tutt’altro, ché l’assassinio è sempre cosa brutale. Cfr. la nota al v. 62 del c. III.
  6. Dormi ecc.: Salmi IV, 8: «In pace io dormirò e mi riposerò».
  7. gran die: Anche Dante (Purg. I, 75) chiama cosí il giorno del giudizio universale.
  8. Lieve... la terra: Sit tibi terra levis, deprecazione classica, che s’assomiglia alle altre, pur usate, del sit humus cineri non onerosa tuo = molliter ossa cubent ecc. Cfr. Tibullo II, iv, 49; Ovidio Trist. III, iii, 71 ecc. Cfr. anche Parini Od. XVII, 120.
  9. il passeggier: perché de’ tumoli, in antico, se ne ponevano anche lungo le vie.
  10. rogo: morte, riferendosi all’uso classico della cremazione. Ariosto Sat. VII, 235: «Che dalla creazione in fino al rogo Di Giulio, e poi sett’anni anco di Leo Non mi lasciò fermar molto in un luogo». — non vive ira nemica: Quinto Calabro Paralip. I, 806: Mortuis non est irascendum, immo misericordia digni sunt.
  11. nell’ospite suolo ecc.: in Roma.
  12. la pietade è antica: Properzio III, xxii, 21: Pietate potentes stamus. Cfr. anche Virgilio En. VI, 854.
  13. basso: è effetto del pensoso. Cfr. Dante Purg., xix, 40.
  14. il metro: il modo.
  15. Che il piè ecc.: Petrarca Trionf. d’Am. IV, 166: «Che ’l piè va innanzi, e l’occhio torna indietro». Tasso IV, 55: «Fea l’istesso cammin (di rivolgersi indietro) l’occhio e ’l pensiero, E mal suo grado il piede innanzi giva».
  16. Già ecc.: «Fra i molti luoghi di Omero tradotti da Virgilio annovera Ma-