Sopra il tuo carro da veloci addotta
Passeri belli, a questa negra terra
Volgenti le spesse ali qua dal cielo, 12In mezzo all’etra,
E giunser presto, e tu beata, un riso
Dall’immortale tua faccia raggiando,
Perchè sofferto avea mi richiedesti, 16Perchè ti chiamo,
Che voglio io più che sorga nel furente
Animo mio e perchè ancora agogno
Un lusinghiero amor: ― chi, mi chiedesti, 20Saffo t’offende?
Inver s’ei fugge, inseguiratti presto.
Se non vuol doni, ei ne vorrà ben altri,
Presto dovratti amar, s’egli non t’ama, 24Pur se non vuoi ―
Vieni anche adesso a me, dalle mie gravi
Doglie mi salva, e compi quanto il mio
Animo compier brama, ed alleata 28Mi sii tu stessa1.
↑Ecco il nesso alquanto recondito dei pensieri di questa ode: Venere, vieni, come altra volta venisti, calando dal cielo e dicendomi: ― Che vuoi? Vieni anche ora, e salvami.