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Pagina:Poesie greche.djvu/54

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     De Girèi 1 l’alta nebbia comprime,
     Vien procella e timor su noi tutti.



XVII.


O invero quanto vale
     A chi male t’ha fatto
     Render tremendo male.



XVIII.


O Giove, o padre Giove, o tu del cielo
     Possente imperator, che de’ celesti
     Hai l’opre in guardia o temerarie o giuste,
     A te pur preme se dominio s’abbia
     Il torto o l’equità qui fra noi bestie 2.



XIX.


Nella sua mano accogliere
     L’era cosa gioconda
     Di mirto un ramo e intesservi
     Di bella rosa un fior.



XX.


Oh! quale ei mi saria piacer sovrano
     Di Neobule 3 sol toccar la mano.


  1. Scogli del mare Icario.
  2. Il sapore di questo frammento sta tutto nella magniloquenza della volpe, chiedente giustizia dei figli rapitile dall’aquila. Il poeta allude a sè ed al nemico Licambe.
  3. Sua amata.