Pagina:Poesie greche.djvu/75

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56. D’ignoto.

Te ricco tutti, io povero te dico,
  Chè di ricchezza testimonio è l’oro.
  Se ne godi, ella è tue; se per gli eredi
  La serbi, d’ora innanzi altrui diventa.

57. D’ignoto.

Ermone avaro in sogno aveva speso;
  Onde morì di propria mano appeso

58. Di Lucillio.

Asclepiade avaro un sorcio vede
  Nella sua casa: ― che fai qui, carino?
  Gli risponde ridendo il sorcellino:
  ― Non cerco presso te cibo, ma sede.

59. Del medesimo.

Temistonoe travecchia si tingea
  Il crin: parea non giovine, ma Rea 1.

60. Del medesimo.

Menofane avea compro un sì ristretto
  Campo, che poi dovette per la fame
  Alla quercia impiccarsi del vicino.
  A seppellirlo non bastò la terra,
  Onde a mercè fu presso un confinante


  1. Antichissima madre di tutti gli Dei.