Quai salutari spine a me le cose
Pur rimanean, cui già m’aveano impresse
225L’anime de’ parenti generose;
E contento io non era nelle stesse
Più inebbrïanti glorie che il mio orgoglio
228E l’altrui vanità crëato avesse.
Inestirpabil resta il buon germoglio
A que’ dolci, infantili anni piantato,
231In cui d’alta malizia il cuore è spoglio.
Io m’avvolgea tra dubbi, e innamorato
Pur mi sentìa secretamente ognora
234Di quell’Iddio ne’ primi dì invocato.
E quando il Sol gli oggetti ricolora,
Ed ammirandol poscia al suo tramonto,
237E nottetempo udendo batter l’ora,
E in mille di que’ casi in cui più pronto
Fassi a grave sentir l’intendimento,
240Sì che in lui nasce d’alte idee confronto,
Mi sovvenìa con dolce incantamento
La carità del padre, e di colei
243Dal cui seno ebbi vita ed alimento;