Pagina:Poesie inedite di Silvio Pellico II.djvu/108

Da Wikisource.

( 106 )

510Ed ei pur meco stassi, ed al cignale
Fino al seguente dì tregua consente.
Ignoto ad ambo è il tedio, o se noi colse
Alcuna volta, mai non fu quand’uno
All’altro amato cor battea vicino.
515Ed oh a qual segno in esso, in me, di nostra
Solinga vita crescerà l’incanto,
Allor che a noi (se il ciel pietoso arrida
Alla dolce speranza!) uno o più figli,
Siccome questi, fioriranno a lato!
     520S’interrompe Ildegarde, e per gentile
Impeto d’amorosa alma commossa,
O per arte gentile, o per un misto
D’impeto ed arte, i due bambin si prende,
Uno a destra uno a manca, e li accarezza
525Con baci alterni e voluttà di madre,
Sì che la madre vera e il genitore
Inteneriti esultano, e amicati
Tanto per lei vieppiù si senton, quanto
A’ pargoletti lor vieppiù è cortese.
     530― Oh come a te in bellezza, o mia vicina,
Questa bimba somiglia!
                                                  E ciò Ildegarde
Dicendo, preme lungamente il labbro
Sovra la rosea guancia paffutella