Cede alla possanza
Del suo rammarco alfin l’inconsolata 655Moglie d’Irnando, ed una sera asceso
Il solito ciglion con Ildegarde,
Donde vedeasi per più lunga tratta
La polverosa via, nè comparendo
I cavalieri, o messo alcun, prorompe 660Abbracciando i figliuoli in disperato
Pianto, e respinge dell’amica il bacio.
— Va, sciagurata, lasciami; a’ miei figli
Rapisti il genitore! A me rapisti
Colui che tutto era al cor mio! Colui, 665Pel qual degli avi miei la dolce terra
Senza cordoglio abbandonata avea!
Viver senz’esso non poss’io: qual sorte
A queste derelitte creature
Verrà serbata, dacchè al padre i ferri 670Tolgon la vita, ed alla madre il lutto?
Voler, voler del cielo era d’Irnando
L’inimistà pel tuo fatal consorte!
Maledetto l’istante in che, ispirata
Da infernal consiglier, lieta movevi 675A mia ruina! Maledetto il nome
Di suora che ti diedi! —
Al furibondo