Pagina:Poesie inedite di Silvio Pellico II.djvu/115

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Grido geme Ildegarde, e invan desìa
Trovar parole per placar l’afflitta;
680Invan gli amplessi iterar tenta. Ognora
Più duramente rigettata e carca
Di rimbrotti amatissimi, il cordoglio
Rispetta dell’amica, e ridiscende
Dietro a lei mestamente la collina,
685D’ancella a guisa che garrita piange,
E risponder non osa. A quando a quando
Si sofferma Ildegarde, e confidata
Tende l’orecchio e nella valle mira,
Chè voci udir le sembra; e quelle voci,
690Ahi! manda il villanel, che dagli arati
Campi co’ buoi ritorna, ed a lui cara
Son compagnia l’antica madre, curva
Sotto il fascio dell’erbe, e la robusta
Moglie, peso maggior di rudi sterpi
695Con elegante alacrità portando.
     Ne’ dì seguenti, al consüeto poggio
Le due donne riedean, ma fremebonda
Sempre era Elina, e, tramontato il sole,
Moveva a casa delirante d’ira
700E di dolore; ognor vituperata
Ma affettüosa la seguìa Ildegarde.
     Odon lontane grida, e nella valle,