750Nel castello d’Irnando entrano. E assisi
Nella gran sala — e da donzelle e fanti
Portate l’ampie coppe — e zampillato
Fuor de’ fiaschi ospitali il ribollente
Dal roseo spumeggiar bel nibbïolo — 755E del giocondo brindisi i sonanti
Tocchi osservati — e roborato il core —
Allor le maschie voci alzano a gara
I baroni, e ripigliano il racconto
In più seguìta, intelligibil foggia: 760— Oh qual buon genio t’ispirò, Ildegarde,
Te in così tempestiva ora spingendo
A rannodar fra Irnando e me l’amato
Vincol che stoltamente io franto avea! —
Così Camillo, e l’interrompe l’altro: 765— Io lo stolto! Io il feroce! —
E quei la mano
Sovra il labbro gli pon rïassumendo:
— Oh qual buon genio t’ispirò, Ildegarde!
Perduto er’io, se redentrice possa
D’amistà non venìa. L’assedïante 770Ladron dapprima sbaragliai, ma il tristo
Novella frotta ragunò. Me chiuso
Nel castel della suora, egli ogni giorno
Schernìa e sfidava. Io sul fellone indarno