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138 ludovico settala


Per questo ancora sta bene in questa republica, che chi è stato in magistrato, stia per qualche anno senza poter pretenderne. Cosí si fuggirá l’invidia, si dará campo a molti di godere delle dignitá, né si dará occasione ad alcuno di troppo ingrandirsi, o di ricchezze o di potenza e clientele.

Si provvederá che, venendo piú cittadini pari tra loro di grandezza, che cercano d’acquistarsi il favore della moltitudine, donandogli o lusingandogli, nissun di loro ottenga il suo intento.

Nelle republiche popolari non si devono ammettere gli oratori, o sofisti: essendo la piú dannosa gente in tal governo, che si trovi, vivendo costoro con indurre le sedizioni con l’eloquenza, e persuadendo al popolo quello che da’ piú potenti gli è proposto, e spesso persuadendo il contrario di quel che si dovrebbe, o per proprio interesse o per servire ad altrui. Questo ufficio lo fanno presso le republiche degli eretici i predicanti. E presso di noi a’ predicatori si deve proibire nelle prediche entrare nelle cose particolari delle politie, come faceva il Savonarola a Fiorenza, e altri altrove a’ tempi nostri: perché il popolo idiota e imprudente per simili declamazioni, o non bene intendendo le cose esposte, si muove a sollevazioni e tumulti pericolosi.

E perciò diceva Tucidide, nel libro secondo, nei governi popolari esser dannose le contenzioni degli oratori, perciocché o per ostentazione di eloquenza o per utilitá offuscano il vero alla moltitudine, e la seducono.

Procurerassi nella democrazia che una tribú, o una parte unita del popolo, non sopravanzi in maniera l’altre, che possa tirare a sé il dominio; ma avanti che pigli forze, devonsi o partire, o mandare in esiglio i piú potenti.

È necessario piú in questa republica che in altra la grande autoritá de’ censori; come parmi essere introdotta nella republica di Lucca, che pure è popolare: acciò i discoli pericolosi, o quelli che con il lusso o altro hanno consumato il suo, non tentino qualche novitá; o che non permettino farsi ingiurie notabili tra cittadini, acciò in parti diviso il popolo, non segua i tumulti o le sedizioni.