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della dissimulazione onesta 171

eterna alle stelle ed alle tenebre, al piacer ed alla pena, alla pace ed alla guerra. Sará forz’alla dissimulazione di fuggirsene in tutto, quando la veritá stessa aprirá le finestre del cielo e, con la spada accesa, troncherá il filo d’ogni vano pensiero.

XXIV.

Come nel cielo ogni cosa è chiara

Se per questa vita in un giorno solo non bisognerá la dissimulazione, nell’altra non occorre mai; e lasciando di trattar delle anime infelici che, con la luce del fuoco eterno, anzi nelle tenebre, mostrano gli orribili mostri de’ peccati, dirò dello stato delle anime eternamente felici. Ivi hanno lo specchio, ch’è Iddio, il qual vede tutto, e ben nella lingua greca il suo nome, come osservò Gregorio Nisseno, dimostra efficacia di vedere, perché theósviene a theáome, ch’è mirare e contemplare. Veggono i beati colui che vede, sí che nel cielo non occorre che alcuno si celi. Ivi tutto è manifesto, perché tutto è buono, tutto è chiaro, tutto è caro. Quanti piú sono a possedere il sommo bene, tanto piú son ricchi. Dov’è tanto amor, non può succedere occasion di custodire interesse alcuno. Ma qui, dove siamo vestiti di corruzzione, si procura con ogni sforzo il manto, con che si dissimula per rimedio di molti mali; ed ancorché ciò sia onesto, pur è travaglio; onde si dee aspirar al termine di questa necessitá, e spesso, rimovendo lo sguardo dagli oggetti terreni, vagheggiar le stelle come segni del vero lume che, anche per mezzo d’esse, c’invita alla propria stanza della veritá. Ivi, nella divina essenza, i beati godono della chiara vista, ch’è l’ultima beatitudine dell’uomo, essendo la piú alta operazione dell’intelletto, per mezzo del lume della gloria che lo conforta; perch’essendo la divina essenza sopra la condizione dell’intelletto creato, può questi vederla, non per forze naturali, ma per grazia; e come uno ha maggior lume di gloria dell’altro, cosí può meglio conoscerla, ancorché sia impossibile