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222 anton giulio brignole sale


congionzion di luna e sole che abbia a fare eclissi in cielo, come quella di due uomini che sian per rompere un divorzio ambizioso in terra. E tutto ciò non è per altro, sol acciò que’ volontari impedimenti spargan i diletti di un cotal sapore piú di furtivo e di amoroso, che di maritale: onde si tolga via la nausea, ma si doni insieme campo tratto tratto di esser nobili Agiluf a’ palafrenieri.

Io consento dunque, che si generi nel prencipe con grande agevolezza la sazietá. Ma ciò non consente, che se sazietá fu la cagione, onde Salustio fece vera perdita dell’amicizia del signore, egli potesse esser rimasto col possesso dell’apparenza. Perciocché la sazietá sempre va unita all’odio, anzi produce l’odio.

Il lungo conversar genera noia,
e la noia disprezzo, et odio alfine.

Qual basilico, che se stropiccia il naso, sí che il fastidisca, mentre vuole confortarlo, con la nausea gli scorpioni insieme vi partorisce. Né le luci godon di vivanda, ch’è aborrita dal palato, né l’infermo, s’egli è schifo del sapore, può soffrir l’odor della medicina. Anzi, se potessero odio e sazietá dividersi, mi è avviso ch’ella fora piú possente anche dell’odio in toglier la benevolenza, cosí vera come apparente. Perocché colui che si odia può pur rimirarsi con diletto, qual materia di quella dolcissima vendetta che contro esso altri va ordendo, come arciero che riguarda con diletto quel bersaglio cui vuol trafiggere; ma colui che si ha in fastidio, conciosia che non ti paia di esser da lui stato offeso, perché se ciò fosse tu lo avresti parimente in odio, rimprocciandoti d’ingiusto con la sua presenza, quindi avviene, che per nessun verso non si può soffrire di averlo inanti.

Ecco dunque come o non è vero, che Salustio uscisse dalla grazia del signore, o se pur rimase solamente finto amico, odio non fu né sazietá del principe cagione ch’egli vero amico lasciasse di essere. Onde prese un granchio il nostro Tacito, che tal pensò. Forse non lo arebbe preso, s’ei creduto avesse, che Salustio, non caduto dalla grazia per avversion del genio