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240 | anton giulio brignole sale |
occasioni, le persone, i luoghi, e tutte le altre circostanze nell’operare? Se gli affari, ch’egli ha per le mani, sono vari, ei per adattarsi ad essi ha tutti que’ colori, onde la volpe si pregiava di aver l’animo fregiato quando il pardo facea pompa innanzi ad essa delle macchie della sua pelle.
Le ceraste hanno il color di quell’arena, sopra cui serpeggiano, onde contro lor piaghe non è riparo. Il saggio, col confarsi al luogo dov’ei si trova, tocca sempre il segno dove ha la mira. Né è pericol mai, ch’egli si lasci uscir di bocca, come scioccamente sacciutello disse Isocrate, trovandosi a un banchetto, e intento a romper il silenzio: — Le cose, dove io vaglio, non son qui proporzionate, e in quelle che qui son proporzionate, nulla vagl’io; — perch’il saggio è nuova e ingegnosa iena, che sa esser ora femina ed or maschio, nell’usar ora la fortezza ora la piacevolezza secondo i luoghi.
Ma oltre ogni altra cosa, a conseguir cosí grande arte egli ha riguardo alla qualitá del tempo e delle persone. Quanto a queste egli non cede punto agli amatori, che per testimonio di Plutarco fanno a tutti i giovani adattare un titolo proporzionato, nominando il pallido melato, virile il negro, il candido figliuol de’ dèi. Cosí anch’egli co’ millantatori canterá di Orlando, metterá Aristotele o Platone in catedra tra letterati, con gli amanti avrá il Petrarca, e il Ramusio co’ marinari. Se gli si ribelleranno i servi, avrá flagelli e scuriade per domarli, piú che brande od aste, non men de’ sciti. Se contradirángli i regi, vinceralli nella lite, senza aver bisogno poi di via fuggirsi come il segretario di quel re di Spagna: perciocché saprá nel contradir valersi di maniera al pari amabile di quella di Favorino, a cui Filostrato quasi a miracolo attribuisce il saper lui contender con l’imperatore e vincerlo, senza perciò far perdita della sua grazia. Non incontrerá giamai la nota data da Luciano a quel filosofastro, che in convito nuziale alla presenza degli sposi biasimava il prender moglie o commendava raccomunarla, e da Tacito a quell’altro sputasenno, che negli squadroni, giá schierati a fronte, giá ubriachi dal desio del sangue, pretendea con lezioni di moral filosofia spianar le tumide procelle