Pagina:Politici e moralisti del Seicento, 1930 – BEIC 1898115.djvu/44

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38 ludovico zuccolo


inter se et ab aliis plurima adhíbetur, negue accusant alios negue ipsi inter se accusantur. Tertium, impotentia agendi. A’erno enim sibi impossibilia aggreditur. Itaque neque tyrannidem tollere, si potentia desit». Ora, quale uomo sí d’ogni sentimento di giustizia e d’ogni umanitá privo vorrá mostrare i modi al tiranno di adempire questi suoi malvagi pensieri? E quale empio scrittore averá fronte di farsi maestro d’insegnare agli uomini della popolar licenza come si abbiano ad assicurar nello stato, «tollendo eos qui super eminent et in exilium pellendo»? Chi vorrá suggerire ai pochi potenti le vie di tenere basso e di opprimere gli altri cittadini per poter essi lungo tempo conservarsi nella signoria? So bene che Aristotele discese a molti particolari della ragione di stato di tutti i pravi governi; ma tuttavia non per insegnare dogmi iniqui, ma piú tosto acciocché i popoli e le cittá conoscessero quelle machine, le quali dai mali prencipi e dagli scelerati governatori delle republiche vengono fabricate a loro ruina per poterle evitare; come ancora perché, dal contraposto de’ mali governi, piú desiderabili e piú cari apparissero i buoni e a maggior compiutezza potessero ridursi. Ma l’insegnare ex professo i modi e i mezzi d’operare per ragione di stato ne’ rei governi è opera non da uomini onorati ma da scrittori iniqui ed empi, come il Machiavello e i seguaci suoi. Però non volendo io farmi maestro d’ingiustizia ne’ pravi governi, e gli avvertimenti, i quali per ragione di stato appartengono alle buone republiche, potendosi dagli autori della politica dedurre di colá dove insegnano come s’introduca e si conservi la forma e la costituzione del regno o degli ottimati o della amministrazione popolare, basterammi per ora di aver cosí semplicemente accennata la natura della ragione di stato, della quale per l’adietro n’è da altri stato discorso con imaginazioni poco conformi, a giudicio mio, al vero. Se l’abbia poi bene inteso io, giudice ne sará chi legge.

Tuttavia, se la ragione di stato è diversa in tutto o in parte dalla politica, l’intelletto umano non potrá manco per l’imaginazione ponerla in altro che nell’adoperarsi intorno alla forma della republica, onde ne riceve anco il nome, non volendo dire