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della ragion di stato - i |
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a quella subalternata, come la musica all’aritmetica e l’ottica
alla geometria, o pure sará in tutto dalla politica diversa? Chi
considera il fine della ragion di stato e i precetti che insegnaremo, facilmente conoscerá appartenere sí quest’arte alla scienza
politica, ma però solo come parte sotto quella contenersi. Conciosia che la politica principalmente mira al ben publico, e la ragion di stato piú al bene di coloro, che sono capi della republica;
quella sempre si mostra con faccia onesta e pia, quest’altra con
apparenza bene spesso malvagia ed empia; quella contiene tutte
le cose, che appartengono a tutto il corpo della republica,
questa si restringe a certi pochi casi particolari. E se bene la
politica mai non leva l’occhio dall’onestá; e giá delle ragion
di stato abbiamo detto non poche esser male, come sono quelle,
che aggiustano e indrizzano il tiranno, o il dominio de’ pochi,
a conservar sé, e lo stato nel quale sono, nella forma elettasi;
che potrebbe ritirarci dal creder, che tutta la ragion di stato si
contenesse nella politica: non conchiude però altro, se non che
vera parte della politica è la retta ragion di stato, e la principale; ma che la rea ancora non debba essere trattata dalla medesima scienza, non conchiude. Il fine del medico è la sanitá,
e saper i mali che quella distruggono, per potergli cacciare
e di nuovo introdur la sanitá. Tratta il medico de’ veleni, non
per insegnargli, ma per mostrar i rimedi da vincerli, e superati gli accidenti introdur la sanitá. Cosí il politico tratta della
ragion di stato rea, e dei mezzi con li quali il tiranno conserva
sé e la forma di quella republica iniqua: non perché l’abbracciamo, ma perché o le schifiamo a fatto, o perché le moderiamo, o perché conosciuti i principi da’ quali sono indirizzate
le azioni di alcuno, che a tal fine camminasse, possiamo impedirgli l’ottener l’intento; o finalmente acciò conosciute certe
azioni, che hanno maschera di buone, come occorrere mostreremo nella seconda specie di tirannide, non abbiamo da restar
ingannati. E questo appunto volle accennarci Aristotele quando,
avendo trattato del regno, degli ottimati e di altre specie di
governo, scrisse che con ragione si aveva riservato all’ultimo
trattare della tirannide, per non esser questa republica, essendo