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Pagina:Politici e moralisti del Seicento, 1930 – BEIC 1898115.djvu/62

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56 ludovico settala


consultatrice, legislatrice e giudiciale; e la ragion di stato solo sotto la consultazione si trattiene; né circa tutta la materia a quella virtú appartenente si stende, ma in piú angusti termini si contiene, come mostreremo. Che poi solo la ragion di stato si dica dell’apparente, e che in sé contiene qualche mala azione, ancora potrá negarsi: perché non meno le buone che le ree hanno la sua buona ragion di stato: perché i mezzi, che si usano da buoni prencipi e buone republiche per conservarsi, saranno buoni. Ben è vero che per essere rari i buoni governi, ne nasce che la ragion di stato, la quale per lo piú si pratica, resta con la macchia dell’iniquitá, e per il piú contraviene alle leggi: perché per il piú, mirandosi ne’ governi difettosi all’interesse di cui regge, che al commodo de’ sudditi, non può la ragion di stato se non malamente accordarsi con le leggi, le quali hanno per lor fine principalmente il bene de’ privati.

Ma se questa apparente ragion di stato è cosí propria delle ree republiche, come potrá esser dritta regola? essendo che nelle cose morali e politiche, retta, giusta significa, e buona, indirizzata alla virtú e all’onesto, come per tutte le Morali ci insegna Aristotele. Ma diranno forsi per dritta regola intendere, che drittamente riguarda il commodo del prencipe, conforme a quello che dalla buona consultazione con l’esempio delle azioni del incontinente ne scrisse Aristotele nel sesto de’ Morali a Nicomaco al capo nono, e a quello che ne scrisse Eustrazio nel commento. Ma in esplicar quel luogo d’Aristotele e rifiutar la sposizione di Eustrazio, non mi affaticarò, avendo cosí dottamente e al longo fatto il mio signor Bonaventura nel terzo libro Della ragion di stato e prudenza politica. Quanto poi al genere che pigliano nella diffinizione, che sia una pedia: parmi, o che abbino preso un genere non proprio, che, tolto dal greco, l’istituzione de’ putti significa; o troppo universale, per istituzione nel suo governo regio, come usò Senofonte. Ma meno ci potrá servir per genere in quella diffinizione, se si appigliaremo al significato di pedia insegnatoci da Aristotele nel principio de’ libri Delle parti degli animali: che è un abito in quello che impara una scienza, con il quale conosce se, quello che insegna, ciò facci con buono e atto modo.