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della ragion di stato - i | 55 |
cipalmente il ben publico; e la ragion di stato piú s’indrizza a coloro che sono capi della republica. Quella, oltre la prudenza di cui governa, è appoggiata alle leggi, che per il piú riguardano il bene de’ privati; questa in alcun modo di governo può alcuna volta contravenire alle leggi, riguardando piú il bene di cui regge. Quella si governa con la prudenza politica tutta, consultatrice, legumlatrice e giudiziale: questa, come dimostreremo, è quasi tutta appoggiata alla consultatrice; ma non ancora però abbraccia tutte le cose, che cadono sotto la prudenza consultativa, ristringendosi quasi solo alle cose, che servono ai mezzi con li quali si conserva la forma di tal republica.
Capitolo III
Si esamina un’altra opinione, che cosa sia ragion di stato.
Altri, dividendo la ragion di stato in vera e apparente, la vera dissero esser la medesima con la prudenza civile; e questa appena si accontentano che possa aver tal nome: l’altra, che chiamano apparente, affermano esser sola quella, che a’ tempi nostri si chiama ragion di stato; e questa diffiniscono esser una dritta regola, con la quale si governano tutte le cose, secondo che richiede l’utile di colui, a cui appartengono. E questa dicono non essere prudenza, perché questa è sempre congiunta con la virtú morale; né arte, perché questa è nelle cose fattibili, e la ragion di stato nelle agibili; non scienza, perché questa è nella contemplazione delle cose e loro cause, e non nelle azioni umane, come è la ragion di stato. Dicono adunque esser una pedia o istituzione, come abito piú imperfetto della scienza. Ed in questo modo Senofonte intitolò i suoi libri della Pedio di Ciro, che cosí dimandò la cognizione di Ciro del governo del regno. Ma molte cose parmi che la proposta opinione contenga, che non possono stare al martello della veritá. Prima non è vero, che la vera e buona ragion di stato sia l’istessa con la prudenza civile: perché questa è come genere alla