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64 | ludovico settala |
affermarlo della legislatrice, quanto che essi vogliono la ragion
di stato aver particolarmente luogo in quelle cose, che non si
possono ridurre a ragion ordinaria e commune, il che tanto è
a dire alla legge, che è il proprio oggetto della legislatrice. Né
però è vero quest’ultimo, che aggiungono per maggior dichiarazione della natura della ragion di stato, cioè, che si dica di
quelle cose in particolare, che non si possono ridurre a ragion
ordinaria o commune: perché nella buona ragion di stato molte
cose si fanno, che non sono contra o fuori delle leggi; e di
piú quella aggiunta non la distingue dall’equitá: per la quale
molte cose si fanno, che non si possono, anzi non si debbono
ridurre alla legge e alla ragione ordinaria o commune. Oltre
di che, chi ben considererá molte cose fatte per ragion di stato
nelli buoni domini, conoscerá che molte cose si fanno in tal
modo, che si potrebbono ridurre a ragion ordinaria e commune; ma non essere state in quelle comprese: o per l’infinitá
delle cose che ponno occorrere, o per le grandi varietá dell’istesse cose, o circostanze mutate o limitate o ampliate. Aggiungerò finalmente, questa diffinizione della ragion di stato,
che si ha presa per genere la notizia, aversi preso genere troppo
universale, male limitato dalle differenze, e piú presto che conviene alla scienza, che insegna quei mezzi, che all’abito di
quella acquistato e per lo quale si opera, da quel primo distinto, che pure è un abito dell’intelletto per lo quale e sappiamo e operiamo per quei tali mezzi, che ci conservano lo
stato e la sua forma, che si ha eletta, di dominio; che è quello,
che ci siamo messi a cercare, che cosa sia.
Capitolo VIII
Che cosa sia ragion di stato, secondo il nostro parere.
Ben ci insegnò Aristotele dalle operazioni conoscersi la natura delle cose. Vediamo adunque che cosa sia operar per ragion di stato. Questo parmi non altro significare, che operare