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76 ludovico settala


Ma perché vado io ricercando nell’antichitá essempi? A’ tempi nostri pur troppo l’abbiamo visto e provato. La Fiandra ce lo mostra, dove per causa di mutazione di religione la piú longa guerra, che al mondo sia stata, pur ancora s’incrudelisce, e dove buona parte di quella provincia ribellata dal suo natural signore, si ha piantata in signoria separata; sappialo dire la Francia, nella quale, dopo introdotti i nuovi errori di Calvino, tante turbolenze, e cosí sanguinose guerre si sono viste. Che non si è visto di mutazione di stato, e di sedizioni e ribellioni in Alemagna, Austria, Polonia, Ungaria, Boemia, Svezia, e altre provincie? Ad ogni novitá adunque nella religione bisogna che il prencipe quanto prima facci resistenza, e che ancor l’autore o castighi o bandisca. Né è vero quello, che questi novatori gridano, dover esser libera la coscienza; e la fede dover esser persuasa, non commandata, né sforzata. Perché questo è vero ne’ popoli infedeli, che non devono esser sforzati a battezzarsi, ma altrimenti si ha da procedere con quelli, che con noi giá sotto una medesima religione si sono congiunti. Benissimo a questo proposito sant’Agostino contra Petiliano nel libro secondo al capo LXXXII. Alla fede è vero che nissuno deve esser forzato, ma tutto si deve rimettere alla severitá o misericordia di Dio, che con suoi flagelli suol vincere la loro ostinazione. È forsi vero, che perché i buoni costumi con il nostro libero arbitrio si eleggono, i mali costumi ed i vizi non si debbano castigare con la severitá della legge? Ma però la disciplina del castigar il vivere vizioso pare esser fuori di tempo se non sará ito avanti lo sprezzo del ben vivere. Pertanto, se si sono fatte leggi contra voi eretici, per quelle voi non sete sforzati a far bene; ma ben vietato il far male. Il che osservarono gli etnici stessi, li quali tanto fecero capitale della loro religione, ancor che falsa, che a forza d’arme se la ritennero sincera: anzi severamente castigavano i ritrovatori e introduttori di nuovi dèi e nuovi riti della religione. Il Turco, che però signoreggia despoticamente, ne’ paesi de’ cristiani acquistati da lui non forza alcuno a mutar religione, o lasciar la fede cristiana giá impressa negli animi