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DI MARCO POLO V Tebaldo intanto ebbe messaggio d'Italia, che lo istruì essere ei stato eletto a regger le somme chiavi, e il novello Pontefice, che assunse il nome di Gregorio X, considerando che poteva allora secondar le domande del GranCan, richiamò i Poli, che il re d’Armenia fornì di navilj, per tornare in Acri. L’eletto Papa con grande onore gli accolse, die ad essi lettere pel Gran Can , e aggiunse loro a compagni Niccolò da Vicenza, e Gulielmo da Tripoli , frati predicatori letterati, e gran teologi , e tenuti per li più saggi della provincia, che munì d’ogni facoltà e privilegio , che credè necessario a promuovere il bene della Chiesa, la conversione de’pagani ( Cod.Par. i.p. 9. ); indi benedicendoli gli accomiatò. X. Tornati indietro i Veneti,trovarono l’Armenia Minore nel pianto . Bibars Soldano d’Egitto, flagello delle Cristianità dell’ Oriente , ardeva di vendicarsi del re della contrada,che aveva mossi ai suoi danni i Mogolli, e con grande esercito scorreva, e bruciava le terre del reame, di che impauriti 1 due frati, date le carte e 1 privilegi del Papa ai due fratelli, tornarono indietro . Ma i Poli non si lasciarono vincere dal terrore, e senza esitanza prenderono la volta di Chemenfù residenza estiva del Gran Can (1) . Tollerarono in via molti disagi per lo nevi, pe’diacci, perle piene de’fiumi, e penarono ad arrivarvi tre anni. Giunti a Che- inenfu si recarono al maestro palazzo, ove trovarono il Gran Can attornialo da’suoi baroni; e prosternatisi,,del rivederli mostrò grande allegrezza ,e chiese chi fosse il giovane ch’era con loro: Niccolò rispose: egli è vostro uomo, e mio figliuolo . Indi dierono conto dell’ambasciata, e tanto crebbero nella grazia del signor dei Mogolli, che in corte ebbero onore più d’altro barone ( ibicl ) . XI. La lunga dimora fatta da Marco in tante, e si diverse contrade, le maravigliose cose vedute , non meno che l’esperienza de’suoi maggiori , suscitarono il vivido ingegno del giovinetto . E tosto saggiamente si avvisò di porre in iscritture e memoriali, ciò che era degno di ricordanza . ( Rum. JVavig. Praef al voi. ir.); e così non dimenticandosi veruna cosa, potè dei suoi scuoprimenti far copia ai Latini. E tanta fino di bel principio iu la sua diligenza e perspicacia, che di ciò che narra come veduto da lui, non avviene che due.o tre fiate di vederlo da irrefragabili ' O (1) Questa città come dicemmo (t. 11. not. 2y5.) fu edificala da Mangu Can . A quella Cubl-ii die il titolo di Chan-tu, o di Alta Corte ( Ilist. des Mong. p.641.) ed il Polo 1 appellò nell una e nell' altra guisa , lochè fu occasione d’inciampo ai suoi commentatori ( t. u p. i3. e 14<>.); nè la riconobbero nelle due denominazioni per una medesima città . E probabile che nell’assenza de’Poli, Gublai desse quel titolo novello alla citta, e che perciò nel Milione l’appellassero col primo nome all'andata prima i Poli , e nell’altra guisa quando vi ritornarono .. VI VIT