Pagina:Polo - Il milione, Pagani, Firenze 1827, I.djvu/177

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DEL MILIONE CXXXIII

XIII. CODICE DELLA BIBLIOTECA REGIA PARIGINA

Segnato N. 42640. membr. in fol. piccolo, versione latina d'anonimo citata dal P. Echard nell’opera Scriptores Ordin. Praedicat. Lut. Paris. 1719, fol. t. l, p. 540. da noi rammentato coll’abbreviat. (Parig. II.). Il Milione è diviso in libri e capitoli. Incomincia. « Incipit prologus libri descriptionis Provinciarutn Erineniae, Persidis, Turchiae, utriusque Indiae, et insularum quae in India, editi a D.Marco Paulo, nobili cive Venetiarum, currentibus annis D. N. J. C: mcclxxxxv. » Termina il cap.64. del terzo libro: « De responsione facta per Archomac dictis ambaxiatoribus ».

Il dotto Echardo fece su questo codice la seguente osservazione. « Italica Ramusiana, quam ex stylo patet, non esse ipsam Marci Pauli a Archetipum, ut conijcere est, ex quo latina facta est, neglectam et deperditam, videtur ex anonima relata versa, utpotequae eam proprius accedit. » Questa traslazione latina è acor diversa da quella che leggesi nel Novus Orbis dell’edizione di Basilea, che sebben più pura di stile, è meno esatta e accurata di questa. La società Geografica Parigina, ha reso un distinto servigio ai geniali di questi studi, pubblicando questo testo della Biblioteca Reale, che dice segnato di numero 3195. Comparando questa traslazione colla Pipiniana, apparisce, che il Libro I. tanto nella prima, quanto nella seconda lezione, oltre il prologo, comprende 65. capitoli; il libro secondo nella prima è diviso in 71. capitolo, in 70. nella seconda. Il terzo nel codice Parigino, comprende di più lutti i capi relativi alla storia dei Tartari, che abbiam notali.

Altri codici del Milione sono ili Roma di cui debbo notizia alle gentili premure dell’ eruditissimo sig. Marchese Carlo Massimi.

XIV. CODICE ROMANO DELLA CHISIANA

Segnato M. VI. 140. cartac. in 4- P»c* colla seguente nota in principio di mano del Pontefice Alessandro VII.
« Historia di Marco Polo, figlio di Niccolò da Venezia, dal 1252. fino al 1298, tanto di quello che vidde egli stesso, o udì da persone degne di fede. Dice che lo dettò a Genova in prigione, a Messer Statio da Pisa. Pare che la scrivesse in latino, e che pochi anni di poi, come a dire nel 1330. in circa, fosse tradotto in Toscano. Questa copia pare sia circa il 1420. Vi sono idiotismi propri de’ Sanesi, come leggiare, corrire, scrivare, quine, chiacchiare, vendare, Alisan-