Pagina:Polo - Il milione, Pagani, Firenze 1827, I.djvu/358

Da Wikisource.

138

129. DELLA CITTA' CHE SI CHIAMA QUISAI.

Quando l'uomo si parte della città di Cingha (1) e’ va tre (2) giornate per molte belle città e castella ricche e nobile, di grande mercatanzie e artefici ; e sono idoli e sono al Gran Cane, e hanno moneta di carte; egli hanno da vivere ciò che bisogna al corpo dell’ uomo. Di capo di queste tre giornate sì si truova la sopra nobile città di Quisai (3), che (a) vale a dire in Francesco, la città del Cielo : (4) e conterovi di sua nobiltà, perocch’ ella è la più nobile città del mondo, e la migliore (5). E (b) dirovi

(1) Cinghi (Cod. Pucc.) Singhui (Magl. II.) - (2) Cinque ( Magl. II.) - (3) Quissai (ibid.) Quinsai (Cod. Ricc.) - (4) Questa è la maestra città del Mangi (Magl. 1I.) - (5) Maggiore ( Cod. Puc.).

(a) Che vale a dire in Francesco. Nuova prova che il testo è tralaziono dal Francese, come la frase sopra nobile che è litterale traduzion della voce surnoble, antiquata anche in quella favella.

(b) La descrizione di Quinsai o di Hang-Tcheu ha procacciata al Polo la reputazione eli esagerato, ed anche di menzognero. Lo avverti il Cluverio (Introd. Geograph. p 525.) Fece al dotto autore grave impressione l’affermazione, che eranvi dodici mila ponti, sotto i quali potevano passare i maggiori navilj a albero alzato. Ma è da avvertire che ciò non leggesi che nella scorretta edizione Latina del Milione data dal Grineo (Nov. Orb. p. 592). Questa particolarità fu aggiunta dal traduttore, poiché non leggesi nè in questo testo, nè negli altri da me veduti. Nel Codice Riccardiano è • letto soltanto : « Huius civitatis circuitus continet in giro miliaria centum aut circa. Habet pontes lapideos duodecini millia, tantum altitudini, ut navis sub eis, ut pluriinum transire possit ». Nella lezione Ramusiana leggasi che su principali canali sonovi stati voltati ponti cosi alti, che le navi possono passarvi sotto senza albero. Sebbene il giro di cento miglia,che ha la città,e i dodici mila ponti sembrino a giusta ragione una exagerazione, e sianlo parso anche a Magaellanes, il Padre Martini non esitò a credere che possno esser tanti, comprendendovi gli archi di trionfo fatti a maniera di ponti, e quelli dei borghi. Nè disconviene che compresi gl’ immensi borghi abbia la Citta un girq di cento miglia (Atl. Sin. p. 88 ). Ma anche che sieno esagerazioni, esse Soni» degli abitanti, e non del viaggiatore, cui non può rimproverarsi che una credula deferenza. Anche oggidì ninno nelle sue peregrinazioni conta le case di Parigi, e di Londra, ma quanto al numero di esse, sene attiene alle asserzioni degli abitanti. D’altronde il Polo ne parlò come gli altri viaggiatori dei suoi tempi. Leggesi nella relazione del B. Oderico da Pordenone,che da Zaiton si recò a Can- say: » che appresso noi vuol dire città celestiale » eh’ è la maggiore città che sia nel mondo. Soggiunge che è opinione di molti Cristiani e di altra geni e,che abbia di circuito cento miglia, che il fiume passale discosto come il Po da Ferrara, e che è circondala da lagune come Venezia, che nel suo contorno sono più d’undici mila ponti. Ch’ ha dodici porte distanti l’ima dall’altra otto miglia , lo che darebbe novantasei inilia di giro. Segnò Chansai nel suo lappamondo fra Mauro : e il Fiorentino Calducci ne parla anche esso come il di-